mercoledì 14 aprile 2010

Giovanni Nanfa svela i segreti della comicità - Dirittinegati.eu Anno III - Numero 9 - 26 febbraio 2010


"La Grammatica del comico"
Giovanni Nanfa svela i segreti della comicità
di Delia Altavilla


Il nome di Giovanni Nanfa è sinonimo di comicità da quando negli anni settanta inizia la sua carriera teatrale. Un lungo e fortunato percorso artistico caratterizzato da importanti successi, spettacoli divertenti in cui il pubblico ride e riflette. Una comicità intelligente, mai volgare, aperta a importanti collaborazioni che gli ha consentito di diventare, a giusto titolo, uno dei più importanti esponenti del teatro comico siciliano.
Uomo dal “multiforme ingegno”, già insegnante di greco e latino nei licei palermitani, ha conseguito un dottorato in Filosofia del Linguaggio presso l’Università di Palermo e ha di recente pubblicato un interessante volume dal titolo “Grammatica del comico” (edizioni Avia 2008).
Si tratta, come scrive Sebastiano Vecchio nella prefazione, di un serissimo saggio che cerca di spiegare il perché si ride. Il libro è indirizzato a un pubblico particolare che intende conoscere e approfondire le norme che sottendono al funzionamento della comicità. Un fenomeno emozionale da sempre connaturato all’uomo.
La maggior parte dei saggi sull’argomento, essendo scritti da intellettuali che di certo non praticano l’arte del comico, risultano spesso astrusi e sopratutto carenti di una prospettiva importante. Il libro di Nanfa possiede una peculiarità: in esso convivono sia il rigore scientifico che caratterizza la ricerca, sia il prezioso bagaglio di chi come attore non solo conosce, ma domina le regole del teatro.
Questa duplice prospettiva, scientifica e pratica, fa della “grammatica” di Nanfa un percorso affascinante per chi intende intraprenderne la lettura.
Il lettore non si sentirà mai ingabbiato in schemi precostituiti, ma troverà man mano risposte precise, senza smarrire il gusto della risata. Certamente non è un libro comico, anzi è un vero e proprio trattato che mostra in maniera inequivocabile che la risata è da sempre frutto di una continua interazione sociale. Se è vero, infatti, che l’uomo è l’unico animale capace di ridere, la pratica del comico non può essere relegata a una attività di secondo piano. La comicità per Nanfa deriva dal senso dell’umorismo ed è una forma di comunicazione privilegiata, del resto Socrate stesso riconosceva l’importanza e la necessità dell’ironia.
Il libro ha, inoltre, il merito di contribuire in modo significativo al superamento di falsi pregiudizi ideologici, restituendo alla comicità la sua dignità. Per secoli si è guardato con diffidenza e paura al comico fino ad attribuirgli una valenza satanica.
Nanfa attraverso le pagine di quella che si dichiara, senza ipocrisie, essere una grammatica, ci svela con maestria i segreti del comico. Un percorso chiaro, un’ iperbole che da un lato non tralascia la componente psico-evolutiva come l’importanza del gioco nella prima interazione tra madre-figlio e dall’altro realizza un’analisi dettagliata sulla struttura teatrale del comico. Un capitolo a parte è dedicato alla barzelletta. Gli ultimi capitoli, infine, raffinati come il loro autore, sono dedicati alla favola di Esopo e all’escursus “De Ridiculis” di Cicerone.
Nanfa. inoltre, ha consapevolezza dello stretto e indissolubile rapporto fra comicità e potere, l’una funzionale all’altro. Non solo perché il potere teme la satira, ma perché il potere ha estremo bisogno di essa. Mi sovvengono a tal proposito i racconti di chi ancora ricorda la mordente satira nei confronti di Mussolini durante il regime.
Leggere il libro di Nanfa ci avvicina al mondo della risata o forse semplicemente ci arricchisce senza per questo annoiarci.