giovedì 28 maggio 2009

PUNTI VENDITA a Palermo "Non ancora"


Libreria Modusvivendi Via Sella Quintino, 79
Libreria Kursaal Kalhesa Foro Umberto I
Libreria Novecento Via Siracusa, 7
Libreria Mercurio Piazza S. Giovanni Bosco, 3
Libreria Mercurio Via Sampolo
Edicole via Alessio Di Giovanni
Parco letterario G. Tomasi di Lampedusa vicolo della neve all’Alloro

venerdì 22 maggio 2009

Oratorio Santo Stefano Protomartire 15 maggio 2009 – ore 21.00

Oratorio Santo Stefano Protomartire 15 maggio 2009 – ore 21.00Trio "Clara Wieck"

Rosanna Safina pianoforte
Cinzia Vitale violino
Daniela Santamaura violoncello

Programma
F. Liszt, Orphée – Poème symphonique (trascrit par C. Saint-Saens)
G. Fauré, Trio op.120A.
Fragapane, Osteodes

Testi di
Andrea Meli e Delia Altavilla

Letizia Porcaro, attrice

Osteodes
di Delia Altavilla

Sta per finire il giorno, lento sprofonda negli abissi del mare. Impietoso ha consumato quel che resta della mia pelle rinsecchita dal sale. Le palpebre non si chiudono più, ma gli occhi ormai senza colore immaginano la voce incisa nel nero di queste rocce.
Ci hanno lasciato qui, in balia del dolore, noi carne di nessuno, rose del deserto. Noi che con il fragore delle nostre spade squarciavamo il cielo, tingevamo di rosso la tela del destino.
Invano attendo ristoro dalla notte. Nel buio, sommerso da cataste di ossa alte quanto un uomo, ascolterò nel vento il loro tintinnio. A uno a uno ho visto cadere i miei compagni, avvizziti dal freddo, addentarsi come cani, nutrirsi di fango, mentre il sale ci bruciava la gola. Il loro suono vibra come conchiglie nel torpore di un sonno che solo per me tarda a venire.
Ora più che mai ti cerco mia amata, nel sogno ti cerco, ancora e sempre fra gli spruzzi delle onde, fra l’odore della salsedine. Laggiù nel cortile della nostra casa, giardino di felicità, ubriaco di gelsomino, lavo nell’ houz le mani e il viso prima di venire da te. Finalmente mi giunge il tuo canto: Dio ti ha donata a me! La tua voce risuona, mi chiama; veloce salgo le scale di pietra e raggiungo la nostra stanza. Sei lì in piedi, davanti allo specchio che riflette i tuoi occhi. Mi attendi, morbida nel tuo vestito, mi avvicino, ti scopro la spalla e poggio le labbra sul profumo della pelle. Ora sono tuo, puoi prendermi: eccomi.
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Ispirato dal racconto di Diodoro Siculo (V libro della Bibliotheca historica) che collega il nome Osteodes (Isola delle ossa) alle bianche ossa dei 6.000 mercenari cartaginesi abbandonati a morire sull’isola dal loro comandante, per essersi ammutinati durante una guerra contro i Siracusani nel IV secolo a. C.